Per il lavoro nella riserva, devo aspettare: abbiamo comprato alcune macchine fotografiche che sono ferme nel porto di Santos. Pare per problemi di contrabbando. Allora vado nel Pantanal. Un`area immensa, paludosa, un delirio di animali, caimani, piranha, uccelli enormi, serpenti di 10 metri, iguane. Ho bisogno di perdermi, dolcemente non riconoscermi. Circa trenta persone, in casette di legno rialzate, sulla riva del rio Miranda. Paradiso di insetti e zanzare: ogni dieci minuti si levano urla dalla capanna accanto, dove due ragazze norvegesi soffrono di aracnofobia. Non c`e`elettricita`, non ci sono letti, ci sono riso, fagioli, e i piranha (da prendere). Il telefono, neanche a parlarne. So gia` che la mia meta` individualista e selvaggia potra` gioirne. La guida e` indigena. Provo a raccontargli del mio lavoro, gli dico che conosco bene il suo popolo: sembra non gli interessi. Gli indios che escono dalle riserve sono chiusi, e bevono tanto. Ed infatti l`unico svago nel nostro pantanal e` la birra. Dei trenta, sono l`unico a parlare portoghese. Di giorno ci sono 35 gradi, di notte 10. E il cielo e` opprimente, la via lattea sembra ti voglia cadere in testa, le stelle brillano troppo. Signe e` una ragazza danese di padre italiano. Rappresenta il turismo danese, per l`italia. I suoi occhi luccicano quando mi sente parlare. Chiacchierando attorno al fuoco, i cani che abbaiano appena i caimani sbucano dall`acqua, una bella serata. I miei amici sono Boris ed Eric. Due olandesi da morire dal ridere: uno alto, bello, ricco, vincente, l`altro basso, brutto, vittima ideale incredibilmente autoironica. Con loro ho viaggiato per dieci giorni. Per loro sono rimasto sempre "that crazy italian guy". Come se l`aggettivo crazy e l`Italia siano una coppia indissolubile. Ma gli ho voluto bene, e loro a me. Le attivita`, nel Pantanal.
Guadare stagni enormi, tra foreste, ruscelli, e piante subacquee, con l`acqua fino ai fianchi. Ovviamente scalzi. Altrimenti non senti l`anaconda. L`indio (il cui nome, Johnny, e` talmente finto che continuo a chiamarlo "l`indio"), ci dice di non preoccuparci: solo alcuni serpenti sono velenosi. E solo se li calpesti. Ah.
Risalire il rio Miranda in una barchetta di 0,5 per 4 mt, in 10. Avvistando: milioni di caimani appollaiati sulla riva, al sole, immobili come statue con la bocca spalancata ed un ghigno di morte; uccellacci viola, turchesi, rossi, grandi fino a due metri; lontre, iguane camaloentiche, scimmie e altri mammiferi. Alla fine, risalire l`unica montagnola della zona, respirando terra argillosa e secca.
Cavalcare muli in calore. Con l`indio che li investe di violentissime legnate irridendo gli europei fifoni, e i muli partire al galoppo. La vegetazione arriva fino alle spalle (sul mulo). Cicatrici, segni, ed ecchimosi in tutto il corpo.
Una simpatica nuotata di 3 chilometri, seguendo la corrente del fiume. Unico avvertimento, per le donne, interdette durante il loro periodo: i piranha potrebbero gradire.
E` il turismo ecologico low cost. La sera, partite di pallavolo con i pochi autoctoni e le zanzare. Gisele, serissima quanto sensuale, capitano della squadra opposta, lanciava la sfida: abbiamo lottato, e perso.
Un po` fantozziano, un po` disinibito, un po` lirico. Anche se alla fine del fiume non c`era Saigon. Costantemente irrequieto e instabile.
Poi, improvvisamente, all`alba, nascosta nella radura violenta, un`illuminazione: un giaguaro scintillante e fugace. Un istante, una lichtung. E ho pensato a lei.