Thursday, August 31, 2006

Usina







odore intenso di cenere insieme all'aroma incessante della canna da zucchero, un brodo caldo e attraente, un sogno di bambino. dolcissime interminabili colline verdi, motagne di sabbia rossa. da un lato all'altro 60 chilometri. in mezzo, sperduti, autobus rotti. il fuoco brucia il verde e rimane solo la canna, e il lavoro. quasi duemila tagliatori, in maggioranza indios. i passi lenti e il movimento improvviso del macete, elegante. la terra che arde. tutto attorno camion giganteschi, di quelli americani minacciosi, che caricano infinite tonnellate di canne. il lavoro nero, il freddo dell'alba, la fatica indescrivibile. c'e' da diventare marxisti. il capo ironizza sul fatto che gli indios guadagnano quasi quanto lui; pero' si alzano alle 4 per lavorare quasi 10 ore in un infernale labirinto di fiamme, sudore, pesi enormi. il guadagno a metro quadrato, loro avanzano nella foresta fittissima. con apatica rabbia. una sola parola di solidarieta' , o anche solo di interesse, apre qualsiasi imbarazzo. e ti senti veramente uomo, vicino.

Saturday, August 26, 2006

Ronie, "maluco"

Nonna e nipote Guaraní




Sunday, August 20, 2006

Dalcidio



Molti indios affondano mattine e pomeriggi nella pinga, distillato della canna di zucchero che pagano 50 centesimi al litro. Dalcidio è il nonno di Ernesto, uno dei miei alunni nella scuola di fotografia, e mi ha chiesto una foto da mettere nella tomba quando morirà.

Saturday, August 19, 2006

Tifone


C'e' una luce rossa e pulsante, e' passato il tifone; di notte senza avvertire, lasciando tutti ai loro posti, senza disturbo. E' passato mentre sognavo il sogno piu' dolce della mia vita, e questa mattina ne godo la luce, sottilmente euforico.

Friday, August 18, 2006

Michu



Michu ha ricevuto una coltellata in testa, proprio nel mezzo, per la sua bicicletta e per aver attraversato l'aldeia di notte. Oggi la polizia non interviene più: troppa violenza indigena, ossia senza alcun ritorno economico. Da due mesi vive nell'ospedale evangelico della riserva, al posto della cartella clinica ci sono fogli appuntati sul muro, istruzioni e consigli per infermiere alle prime armi.

Thursday, August 17, 2006

Usina



Ogni settimana un autobus arriva nella riserva e si ferma davanti alla scuola Tengatui; riparte poco dopo col suo prezioso carico umano. Gli indios vanno a lavorare nei campi di canna da zucchero: quarantacinque giorni, dieci ore al giorno, dormendo in camerate da cinquanta persone. La paga è di 0,5 centavos (0,15 centesimi di euro) per ogni canna tagliata e lavorata. Senza diritti e senza scelta.

Saturday, August 12, 2006

Enforcada



Una casa di legno e cartone, un piccolo gazebo rivestito di erba secca, tanta gente, tanti bambini. Tutto attorno i carri coi cavalli spennati. Sotto al gazebo, la bambina: 12 anni e una cassa di legno un pò stretta. Poca gente attorno a lei, un piccolo stereo, un amplificatore: musica certanesa, country brasiliano con accento spagnolo. Musica di chiesa, troppo dolce e troppo triste. La madre e il padre, due occhi in due, gli altri andati per il tanto alcol. Quell'odore di polvere che ti fracassa la gola. La madre mi invita a guardarla, alza il velo, un fazzoletto di cotone tutto sporco. Il volto enorme, un rivolo di sangue dal naso. Il corpo gonfio e rigido, le palpebre nere. Tante mosche, una coperta giallognola. Un tavolino incerto a sorreggere la cassa, con qualche foglio di giornale sopra. La macchina fotografica nello zaino. Chiedo se è il caso: no, non è. Però sento che devo, vai, prendila di nascosto. Come puoi pensare ciò, Andrea. Dove è il rispetto? E il lavoro? Non puoi farlo di nascosto. Ma devi; non puoi. Non lo faccio. Il padre prende il microfono, ringrazia dio e comincia una preghiera. Tante donne con una mano sul volto in lacrime, l'altro braccio teso. Una litania di suoni e parole, piangendo a voce alta. I vecchi zoppicanti col cappello in mano, stanchi. La sorellina più piccola porge alla madre una caramella caduta a terra: lei la prende in braccio, la guarda con l'occhio andato, la allatta un pò. Il seno avvizzito, mentre la polvere ingoia tutto. Un odore nuovo: la morte. Di 12 anni, una corda ed un albero. Enforcada. Forse un amore con un uomo sposato, le botte dei genitori per quel ragazzo nove anni più grande. Il silenzio e le ubriacature. Sempre quella musica, che canta di fiumi e di gente unita: "il rio grande ci ha visti innamorati e felici". Odore di bruciato. Lo strazio. Una ciocca di capelli viene portata via. Cani e gatti denutriti presi a calci, per gioco.
Chiudo gli occhi per vedere se ci sono un pò di lacrime. Per sentire il fondo della tristezza. Per vedere quella non-faccia trasformarsi in una faccia nota. Niente lacrime. Non capisco, non so nulla, non trovo nessun perché. Solo la sensazione che il corpo stia fluttuando lontano da me, e una certa mancanza del mio mondo, quello protetto, quello fortunato.

Wednesday, August 09, 2006

Sabbie mobili



Mi sembra di camminare sulle sabbie mobili. Ad ogni passo affondo fino alle caviglie. Se tiro su la gamba qualcos'altro cede. Ciondolo senza far nulla, stralunato: come una macchina fotografica umana senza possibilita' di scattare.
Le stanze dove dormo pulsano nel buio. Di notte sento un odore metallico, acido. Davanti allo specchio non riesco a riconoscere il mio viso, un po' abbronzato, un po' disordinato.
Stupido.
Pazzo.
Sentimentale.
Voglio un po' di incoscienza. Un morbido click.

Tuesday, August 08, 2006

PCC



Il Primero Comando da Capital e' una organizzazione illegale che vorrebbe difendere i diritti dei carcerati. Di fatto e' il terrorismo di San Paolo. Ieri sera tornavo nella citta'. L'autobus e' arrivato verso le 23; ero distante circa 30 km da casa. Ho deciso di prendere il metro', e poi a piedi. Scendevo una strada ripidissima, ventosa, con una strana agitazione nell'aria. Le guardie del corpo sorridevano d'inquietudine. La spazzatura aspettava sul marciapiede con una certa apprensione. Barzinhos e pastelarias incredibilmente vuoti. Le drogarias e supermercati 24 horas avevano luci fioche e pochi clienti. I miei passi si facevano sempre piu' rapidi. Una macchina ha cercato di mettermi sotto: la precedenza e' loro, di notte i semafori non hanno colore. Questa mattina il solito caos, ma la donna di servizio non vuole scherzare. Secondo la Folha de Sao Paulo ieri, lunedi', e' stata la terza giornata piu' sanguinaria di sempre. 100 attentati in 18 diverse zone. Intere aree isolate. Altre 4 bombe questa mattina, sole, e una temperatura gradevole.

Saturday, August 05, 2006

Polícia

Ore 22. L'autobus scende tortuosamente la serra do mar. I freni puzzano di bruciato. Nelle salite lo sforzo e' disumano, il passo umano. Luci in mezzo alla strada. Torce, fari sparati addosso a noi. Controllo antidroga. Salgono in 5: rimanete completamente immobili. Due jeep scortano l'autobus in una stradina buia e senza uscita. Tutti giu', l'uno dietro l'altro. Gírati. Braccia aperte. Gambe divaricate. Non ti girare. Non ti girare! Come ti chiami. Lo zaino e' tuo? Allontanati: rimani fermo a due metri da me, immobile. Guardami. Controllo antidroga. Ora siediti. Documenti. Italiano, eh? Svuotano tutto, tasche, borse. Due fricchettoni francesi hanno qualcosa nella borsa. Sento che parlano, divorati dalla paura. Li prenderanno. Silenzio! Arriva un gruppo di ragazze vestite di shorts fucsia e bikini. E' la squadra di pallavolo della citta' vicina. Potete risalire. Controllo finito. "Arrivederci, italiano bello!"

Thursday, August 03, 2006



Il tuo fervore illumina lo sguardo.
E' un chiarore allucinato. Lo sento, scintillante.
Ancora.

Wednesday, August 02, 2006

Casamento

Sabato notte. La citta` e` gelida, immensa e ti disorienta come samba. Ma senza passione. Senza carne. Cerco la villa delle nozze. Non si trova. Finiamo tra un`autostrada e il fiume principale: una fogna a cielo aperto. Da un anno venduta come la piu` grande opera pubblica del Brasile. La villa non si trova. Attorno solo prostutite, ossia travestiti. I travestiti brasiliani sono proprio come te li aspetti. Da lontano sembrano dive degli anni `50. Ancora niente. L`autista, Mingus, vacilla. Sono le 22, due ore di ritardo. Tra avenida Paulista e rua Augusta c`e` un taxi rovesciato, alcune luci, rumori. Qualche ricordo del sabato sera. Ancora niente. Da lontano, luci verdi. Neon verdi potentissimi. Decine di bodyguards, negroni enormi vestiti da pinguino, e giapponesi fini come aguzzini. Cuffie alle orecchie, movimenti lenti e decisi. Sono arrivato. Il primo negrone apre la porta del taxi. Il secondo prende la giacca. Il terzo lo zaino. Il giapponese manda via il taxi. La villa. Senza limite, senza fantasia: rettangolare, gigante, altissima, milioni di luci sparate per disorientarti, centinaia di persone. Allucinogena. Vestiti da star. La serata degli oscar in salsa paulista. Notte gelata. Auguri.

Pantanal 20-24 luglio



Per il lavoro nella riserva, devo aspettare: abbiamo comprato alcune macchine fotografiche che sono ferme nel porto di Santos. Pare per problemi di contrabbando. Allora vado nel Pantanal. Un`area immensa, paludosa, un delirio di animali, caimani, piranha, uccelli enormi, serpenti di 10 metri, iguane. Ho bisogno di perdermi, dolcemente non riconoscermi. Circa trenta persone, in casette di legno rialzate, sulla riva del rio Miranda. Paradiso di insetti e zanzare: ogni dieci minuti si levano urla dalla capanna accanto, dove due ragazze norvegesi soffrono di aracnofobia. Non c`e`elettricita`, non ci sono letti, ci sono riso, fagioli, e i piranha (da prendere). Il telefono, neanche a parlarne. So gia` che la mia meta` individualista e selvaggia potra` gioirne. La guida e` indigena. Provo a raccontargli del mio lavoro, gli dico che conosco bene il suo popolo: sembra non gli interessi. Gli indios che escono dalle riserve sono chiusi, e bevono tanto. Ed infatti l`unico svago nel nostro pantanal e` la birra. Dei trenta, sono l`unico a parlare portoghese. Di giorno ci sono 35 gradi, di notte 10. E il cielo e` opprimente, la via lattea sembra ti voglia cadere in testa, le stelle brillano troppo. Signe e` una ragazza danese di padre italiano. Rappresenta il turismo danese, per l`italia. I suoi occhi luccicano quando mi sente parlare. Chiacchierando attorno al fuoco, i cani che abbaiano appena i caimani sbucano dall`acqua, una bella serata. I miei amici sono Boris ed Eric. Due olandesi da morire dal ridere: uno alto, bello, ricco, vincente, l`altro basso, brutto, vittima ideale incredibilmente autoironica. Con loro ho viaggiato per dieci giorni. Per loro sono rimasto sempre "that crazy italian guy". Come se l`aggettivo crazy e l`Italia siano una coppia indissolubile. Ma gli ho voluto bene, e loro a me. Le attivita`, nel Pantanal.
Guadare stagni enormi, tra foreste, ruscelli, e piante subacquee, con l`acqua fino ai fianchi. Ovviamente scalzi. Altrimenti non senti l`anaconda. L`indio (il cui nome, Johnny, e` talmente finto che continuo a chiamarlo "l`indio"), ci dice di non preoccuparci: solo alcuni serpenti sono velenosi. E solo se li calpesti. Ah.
Risalire il rio Miranda in una barchetta di 0,5 per 4 mt, in 10. Avvistando: milioni di caimani appollaiati sulla riva, al sole, immobili come statue con la bocca spalancata ed un ghigno di morte; uccellacci viola, turchesi, rossi, grandi fino a due metri; lontre, iguane camaloentiche, scimmie e altri mammiferi. Alla fine, risalire l`unica montagnola della zona, respirando terra argillosa e secca.
Cavalcare muli in calore. Con l`indio che li investe di violentissime legnate irridendo gli europei fifoni, e i muli partire al galoppo. La vegetazione arriva fino alle spalle (sul mulo). Cicatrici, segni, ed ecchimosi in tutto il corpo.
Una simpatica nuotata di 3 chilometri, seguendo la corrente del fiume. Unico avvertimento, per le donne, interdette durante il loro periodo: i piranha potrebbero gradire.
E` il turismo ecologico low cost. La sera, partite di pallavolo con i pochi autoctoni e le zanzare. Gisele, serissima quanto sensuale, capitano della squadra opposta, lanciava la sfida: abbiamo lottato, e perso.
Un po` fantozziano, un po` disinibito, un po` lirico. Anche se alla fine del fiume non c`era Saigon. Costantemente irrequieto e instabile.
Poi, improvvisamente, all`alba, nascosta nella radura violenta, un`illuminazione: un giaguaro scintillante e fugace. Un istante, una lichtung. E ho pensato a lei.