Alla scoperta dell’arte marziale thailandese
1 giorno: Bangkok-Kanchanaburi
Attraverso Bangkok al fresco di un autobus comodamente seduto: i templi buddisti sono incastonati in uno skyline accecante, e si lavora, si costruisce, le palme da cocco tutt’intorno sembrano chiedere un po’ di tregua. La mia destinazione è Kanchanaburi, a 130 km dalla capitale. Qui durante la seconda guerra mondiale i giapponesi costruirono il celebre ponte sul fiume Kwai, o meglio, fecero brutalmente costruire il ponte da oltre centomila tra prigionieri di guerra ed asiatici ridotti a schiavi: diverse migliaia di loro persero la vita, e negli Stati Uniti quindici anni dopo girarono l’oscar “Il ponte sul fiume Kwai”. Siamo nella giungla, a pochi chilometri dal confine con la Birmania segnato da una bassa ma fittissima catena montuosa nei cui parchi naturali vivono tigri, elefanti e gibboni. Il fiume Kwai scorre lento tra piante acquatiche, un immenso tempio cinese delimita il celebre ponte, mentre sui carretti dell’altra sponda vendono qualsiasi tipo di frutta tropicale, come il durian, dal penetrante e respingente odore e il cremoso e mandorlato interno, passando per ogni pietanza fresca, fritta, alla griglia fino ad arrivare a barrette di curry fritto aromatizzato al granchio.
Eppure, non è per questo che sono qui.
La giornata scorre lentamente come la cena su una zattera di legno che passa più volte sotto al ponte di ferro, e si chiude con un ottimo pad thai, i celebri noodle, che qui devono sempre racchiudere i cinque sapori basilari della cucina nazionale: salato, dolce, amaro, acido e piccante. È una cucina estremamente “spicy” e intensa quella thailandese; complessa e influenzata da buona parte dei paesi del sud est asiatico. Imperdibile.